Grazie a tutti ragazzi; il concerto è andato molto bene e per questo vi ringrazio tutti. Vi auguro un buon Natale e felice anno nuovo.
A presto.
Questo blog contiene il materiale usato durante le lezioni di musica dell'IC Paganella
domenica 23 dicembre 2012
lunedì 17 dicembre 2012
giovedì 6 dicembre 2012
Concerto di Natale
mercoledì 28 novembre 2012
Anche quest'anno è già Natale
Nel link ( http://www.filastrocche.it/contenuti/anche-questanno-e-gia-natale/ ) puoi trovare il testo e la base in modalità midi o karaoke da ascoltare con il programma gratuito vanbasco.
lunedì 5 novembre 2012
sabato 27 ottobre 2012
Oh Happy Day
Testo
oh happy day
oh happy day
when Jesus washed
oh really washed
when Jesus washed
it washed my sins away
oh happy day
oh happy day
when Jesus washed
oh really washed
when Jesus washed
it washed my sins away
oh happy day
Never Ending Story
Never Ending Story
Turn around
Look at what you see....
In her face
The mirror of your dreams....
Make believe I'm everywhere
Given in the light
Written on the pages
Is the answer to a never ending story...
Ah....
Turn around
Look at what you see....
In her face
The mirror of your dreams....
Make believe I'm everywhere
Given in the light
Written on the pages
Is the answer to a never ending story...
Ah....
venerdì 26 ottobre 2012
Earth Song
Testo
What about sunrise
What about rain
What about all the things
That you said we were to gain...
What about killing fields
martedì 2 ottobre 2012
La Legatura di Valore
La Legatura di Valore
Quando due note di uguale altezza e di uguale nome per esempio due fa ( non fa e fa diesis) sono collegate da una specie di parentesi tonda messa per orizzontale, allora abbiamo una legatura di valore.
Con questa legatura le due note diventano una sola. E' molto utile quando ci troviamo a cavallo di due battute e ci serve un valore più grande di quello che può essere contenuto nella battuta.
Esempio
le note legate sono un si da un quarto e un si da due quarti con la legatura otteniamo un si da tre quarti
Il tempo e le battute
Il tempo e le battute.
Per una migliore e rapida lettura il pentagramma viene diviso da una serie di stanghette. Lo spazio che percorre tra una stanghetta viene denominato misura o battuta. Le battute sono come dei contenitori (tutti di grandezza uguale) all’ interno dei quali ci possono stare un numero indefinito di note la cui somma deve corrispondere al tempo scritto subito dopo la chiave di violino del primo pentagramma.
I valori e le pause
I valori e le pause
Oltre a conoscere l'altezza delle note dobbiamo conoscere come scrivere la durata di ogni nota. In musica infatti esistono alcuni simboli che aggiunti al punto (vuoto o pieno) identificativo dell'altezza della nota ci permettono di conoscerne la sua effettiva durata. Oltre a questo bisogna sapere che come nel linguaggio verbale esistono i segni di punteggiatura che contribuiscono a dare maggiore significato alle nostre parole nel linguaggio musicale esistono i silenzi ( pause ) che contribuiscono al significato complessivo del brano. Se proviamo a scandire i battiti, di una canzone, con le mani troveremo che anche i silenzi hanno una loro durata. Per questo motivo sia i suoni che i silenzi hanno una figura diversa a seconda della loro durata. L'unità di misura ( il grammo o il litro musicale ) è il valore di un battito.
Il suono da un battito si scrive con un pallino pieno e una gambetta questa nota si chiama semiminima ( musicalmente detta nota da un quarto ):
I tagli addizionali
I tagli addizionali.
Abbiamo visto come si dispongono le note sul pentagramma. Nella normale esecuzione di un brano è facile usare più dei 9 suoni contenuti nel pentagramma e quindi dover "uscire" dal pentagramma; per far questo si utilizzano i tagli addizionali. Questi sono dei piccoli segmenti di linee immaginarie aggiunte al pentagramma per poter ospitare le note che, a causa della loro altezza, si collocherebbero al di fuori del pentagramma.Nella maggior parte dei casi si usano 1 o 2 tagli, con alcuni strumenti si arriva però anche a 4 - 5 oltre a questo numero si usa scrivere scrivere le note sul pentagramma e poi metterci l'annotazione "8va" (l'esecuzione avverrà un'ottava più in alto se la scritta sta sopra il pentagramma, un ottava più i basso se sta scritta sotto il pentagramma).
Le note sulle righe e negli spazi
Le Note sulle righe
Le note sulle righe sono cinque: mi, sol, si, re, fa.
Le Note negli spazi
Le note negli spazi sono quattro: Fa, La, Do, Mi.
Possiamo paragonare gli spazi che ci sono tra le dita della mano agli spazi del pentagramma e quindi tra il mignolo e l'anulare ci sarà il fa, tra l'anulare e il medio ci sarà il la, tra il medio e l'indice il do alto, e tra l'indice e il pollice il mi alto.
Possiamo paragonare gli spazi che ci sono tra le dita della mano agli spazi del pentagramma e quindi tra il mignolo e l'anulare ci sarà il fa, tra l'anulare e il medio ci sarà il la, tra il medio e l'indice il do alto, e tra l'indice e il pollice il mi alto.
domenica 30 settembre 2012
Le chiavi musicali
LA CHIAVE
MUSICALE.
Per capire quali sono i nomi delle note dobbiamo rifarci al simbolo chiamato chiave che indica la posizione di una determinata nota di riferimento sul pentagramma.
La chiave più usata è sicuramente la chiave di sol o anche detta di violino per la sua forma, la quale ci consente di individuare la posizione della nota Sol sul pentagramma. Bisogna sapere che le note un tempo ( e ancora adesso nella musica anglosassone ) anzichè chiamarsi do,re, mi, fa, sol, la, si, venivano chiamate con le lettere dell'alfabeto e quindi A ( la ), B ( si ), C ( do ), D ( re ), E ( mi ), F ( fa ), G ( sol ). Per questo motivo la forma bizzarra della chiave infatti non è altro che una storpiatura della lettera G.
Una volta trovata la posizione della nota sol, e conoscendo la successione delle note (do, re, mi, fa, sol, la, si) possiamo facilmente risalire ai nomi degli altri suoni:
Non esiste comunque solo la chiave di violino. Esistono infatti altri due simboli ( la chiave di Fa e la chiave di Do) che spostati sulle linee del pentagramma generano altre sei chiavi:
1. Chiave di Basso
Questa chiave è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:
2. Chiave di Baritono
Anche questa è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:
3. Chiave di Tenore
La chiave di Tenore è una chiave di do (in origine era una C). Quindi ci insegna dove possiamo trovare il do sul pentagramma:
Le sue note sono:
4. Chiave di Contralto
Un'altra chiave di do è la chiave di Contralto e ci mostra che il suo do è sulla terza riga.
Le note in chiave di Contralto sono:
5. Chiave di Mezzosoprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.
Le sue note sono:
6. Chiave di Soprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.
Le sue note sono:
Per capire quali sono i nomi delle note dobbiamo rifarci al simbolo chiamato chiave che indica la posizione di una determinata nota di riferimento sul pentagramma.
La chiave più usata è sicuramente la chiave di sol o anche detta di violino per la sua forma, la quale ci consente di individuare la posizione della nota Sol sul pentagramma. Bisogna sapere che le note un tempo ( e ancora adesso nella musica anglosassone ) anzichè chiamarsi do,re, mi, fa, sol, la, si, venivano chiamate con le lettere dell'alfabeto e quindi A ( la ), B ( si ), C ( do ), D ( re ), E ( mi ), F ( fa ), G ( sol ). Per questo motivo la forma bizzarra della chiave infatti non è altro che una storpiatura della lettera G.
Una volta trovata la posizione della nota sol, e conoscendo la successione delle note (do, re, mi, fa, sol, la, si) possiamo facilmente risalire ai nomi degli altri suoni:
Non esiste comunque solo la chiave di violino. Esistono infatti altri due simboli ( la chiave di Fa e la chiave di Do) che spostati sulle linee del pentagramma generano altre sei chiavi:
1. Chiave di Basso
Questa chiave è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:
2. Chiave di Baritono
Anche questa è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:
3. Chiave di Tenore
La chiave di Tenore è una chiave di do (in origine era una C). Quindi ci insegna dove possiamo trovare il do sul pentagramma:
Le sue note sono:
4. Chiave di Contralto
Un'altra chiave di do è la chiave di Contralto e ci mostra che il suo do è sulla terza riga.
Le note in chiave di Contralto sono:
5. Chiave di Mezzosoprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.
Le sue note sono:
6. Chiave di Soprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.
Le sue note sono:
Il Pentagramma
Il Pentagramma
Storicamente è nato il bisogno di definire una scrittura musicale facile da leggere e quindi un metodo per trasmettere e tramandare la musica non oralmente ma in un modo più preciso e soprattutto scritto (infatti tramandando la musica oralmente nel tempo si correva il rischio di avere inevitabili mutamenti del canto d'origine).
Col passare dei secoli si è identificato un sistema di cinque righe orizzontali e parallele chiamato Rigo Musicale o anche detto Pentagramma (dal greco penta che significa cinque e gramma linee). Tra queste cinque linee si trovano, naturalmente, quattro spazi ugualmente utilizzabili. Vedi anche (note sulle righe e note negli spazi).
Per sapere a quali suoni corrispondono i vari pallini è necessario decifrare
il simbolo collocato all'inizio del pentagramma chiamato chiave.
Storicamente è nato il bisogno di definire una scrittura musicale facile da leggere e quindi un metodo per trasmettere e tramandare la musica non oralmente ma in un modo più preciso e soprattutto scritto (infatti tramandando la musica oralmente nel tempo si correva il rischio di avere inevitabili mutamenti del canto d'origine).
Col passare dei secoli si è identificato un sistema di cinque righe orizzontali e parallele chiamato Rigo Musicale o anche detto Pentagramma (dal greco penta che significa cinque e gramma linee). Tra queste cinque linee si trovano, naturalmente, quattro spazi ugualmente utilizzabili. Vedi anche (note sulle righe e note negli spazi).
Storia della Notazione
Storia della Notazione.
Per trovare un primo sistema di scrittura musicale ( notazione ) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.
Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.
Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.
Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca LA NOTA SI è sostituita con la lettera H (perchè la B indica il si bemolle)".
Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni ( A distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Doni).
Guido d’Arezzo introdusse anche il TETRAGRAMMA"dal Greco
TETRA = 4, GRAMMA = LINEE". Su questo TETRAGRAMMA venivano fissate delle note
quadrate , e a seconda della loro altezza si poteva capire il loro nome. Dopo
Guido d’Arezzo le note divennero prima ROMBOIDALI e poi ROTONDE; le linee
divennero cinque "PENTAGRAMMA".
Nel 1260 FRANCONE DI COLONIA introdusse le figure di valore.
nota
Giovanni Battista Doni ( Firenze 1594/1647)
erudito e teorico musicale. Educato nelle più varie discipline (letteratura classica e orientale, matematica, filosofia e diritto). fu dal 1623 al servizio del cardinale Francesco Barberini, a Roma e, dopo il suo ritorno a Firenze (1640) professore di eloquenza nella locale università. Nei principali trattati di carattere musicale (Compendio del trattato de' generi e de' modi, 1635; De praestantia musicae veteris, 1647 ) propose una continuazione della Camerata Fiorentina, intesa a risuscitare il teatro e la musica dei greci antichi: a questo fine, progettò e fece costruire strumenti ( come una lira che chiamò barberina, dei violini, un violone, una tiorba, una chitarra) in grado di realizzare le intonazioni praticate dagli antichi. Risale a lui probabilmente la sostituzione, nella scala musicale dell'antica denominazione ut con do, prima sillaba del suo nome.
Per trovare un primo sistema di scrittura musicale ( notazione ) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.
Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.
Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.
Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca LA NOTA SI è sostituita con la lettera H (perchè la B indica il si bemolle)".
Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni ( A distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Doni).
Ut
queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve poluti Labii reatum Sancte Johannes |
Affinché i servi
possano cantare a corde distese le meraviglie delle tue gesta sciogli il difetto del labbro debole, San Giovanni |
nota
Giovanni Battista Doni ( Firenze 1594/1647)
erudito e teorico musicale. Educato nelle più varie discipline (letteratura classica e orientale, matematica, filosofia e diritto). fu dal 1623 al servizio del cardinale Francesco Barberini, a Roma e, dopo il suo ritorno a Firenze (1640) professore di eloquenza nella locale università. Nei principali trattati di carattere musicale (Compendio del trattato de' generi e de' modi, 1635; De praestantia musicae veteris, 1647 ) propose una continuazione della Camerata Fiorentina, intesa a risuscitare il teatro e la musica dei greci antichi: a questo fine, progettò e fece costruire strumenti ( come una lira che chiamò barberina, dei violini, un violone, una tiorba, una chitarra) in grado di realizzare le intonazioni praticate dagli antichi. Risale a lui probabilmente la sostituzione, nella scala musicale dell'antica denominazione ut con do, prima sillaba del suo nome.
Il suono e i suoi attributi
Il suono e i suoi
attributi.
Il suono è l’elemento costitutivo della
musica ed è riconoscibile attraverso quattro attributi: altezza, durata, timbro
e intensità.
- L’altezza di un suono è ciò che ci permette di dire se un suono è grave o acuto.
·
La durata è la
proprietà del suono di durare nel. Tempo. Durate diverse di suoni successivi
danno vita al ritmo.
- La terza qualità della musica è il timbro. Il timbro è l’impronta che un certo strumento dà al suono.
Il timbro è
quindi ciò che ci permette di distinguere, per esempio, il suono di una tromba
da quello di un violino.
- L’intensità di un suono è data dalla forza con cui viene prodotto o percepito. L’alternarsi di suoni deboli e forti genera la dinamica.
L’altezza dei suoni viene
rappresentata utilizzando le note musicali.
Le note sono sette e prendono i
seguenti nomi: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI.
Le sette note vengono rappresentate sul
pentagramma in modo da distinguerne l’altezza.
In realtà, i suoni riproducibili sono ben più di sette.
Quindi, per raffigurarli tutti occorre ripetere la sequenza delle sette note
più volte a diverse altezze. Questo provoca la ripetizione dei nomi delle sette
note. L’ottava nota ha lo stesso nome della prima. Infatti la distanza tra le
due note di egual nome ma di altezza diversa si chiama “”.
Due suoni posti a distanza di ottava si
assomigliano molto e sono differenti solo perché uno è più acuto (o più grave)
dell’altro. La ripetizione di uno stesso motivo su ottave diverse è spesso di
buon effetto musicale.
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