Per trovare un primo sistema di scrittura musicale ( notazione ) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.
Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.
Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.
Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca LA NOTA SI è sostituita con la lettera H (perchè la B indica il si bemolle)".
Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni ( A distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Doni).
Ut
queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve poluti Labii reatum Sancte Johannes |
Affinché i servi
possano cantare a corde distese le meraviglie delle tue gesta sciogli il difetto del labbro debole, San Giovanni |
nota
Giovanni Battista Doni ( Firenze 1594/1647)
erudito e teorico musicale. Educato nelle più varie discipline (letteratura classica e orientale, matematica, filosofia e diritto). fu dal 1623 al servizio del cardinale Francesco Barberini, a Roma e, dopo il suo ritorno a Firenze (1640) professore di eloquenza nella locale università. Nei principali trattati di carattere musicale (Compendio del trattato de' generi e de' modi, 1635; De praestantia musicae veteris, 1647 ) propose una continuazione della Camerata Fiorentina, intesa a risuscitare il teatro e la musica dei greci antichi: a questo fine, progettò e fece costruire strumenti ( come una lira che chiamò barberina, dei violini, un violone, una tiorba, una chitarra) in grado di realizzare le intonazioni praticate dagli antichi. Risale a lui probabilmente la sostituzione, nella scala musicale dell'antica denominazione ut con do, prima sillaba del suo nome.
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