Per trovare un primo sistema di scrittura musicale ( notazione ) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.
Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.
Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.
Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca LA NOTA SI è sostituita con la lettera H (perchè la B indica il si bemolle)".
Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni ( A distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Doni¹).
Ut
queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve poluti Labii reatum Sancte Johannes |
Affinché i servi
possano cantare a corde distese le meraviglie delle tue gesta sciogli il difetto del labbro debole, San Giovanni |
Guido d’Arezzo introdusse anche il TETRAGRAMMA"dal Greco TETRA = 4, GRAMMA = LINEE". Su questo TETRAGRAMMA venivano fissate delle note quadrate , e a seconda della loro altezza si poteva capire il loro nome. Dopo Guido d’Arezzo le note divennero prima ROMBOIDALI e poi ROTONDE; le linee divennero cinque "PENTAGRAMMA". Nel 1260 FRANCONE DI COLONIA introdusse le figure di valore.
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