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domenica 30 settembre 2012

Le chiavi musicali

LA CHIAVE MUSICALE.

Per capire quali sono i nomi delle note dobbiamo rifarci al simbolo chiamato chiave che indica la posizione di una determinata nota di riferimento sul pentagramma.
La chiave più usata  è sicuramente la chiave di sol o anche detta di violino per la sua forma, la quale ci consente di individuare la posizione della nota Sol sul pentagramma. Bisogna sapere che le note un tempo ( e ancora adesso nella musica anglosassone ) anzichè chiamarsi do,re, mi, fa, sol, la, si, venivano chiamate con le lettere dell'alfabeto e quindi A ( la ), B ( si ), C ( do ), D ( re ), E ( mi ), F  ( fa ), G ( sol ). Per questo motivo la forma bizzarra della chiave infatti non è altro che una storpiatura della lettera G.
Una volta trovata la posizione della nota sol, e conoscendo la successione delle note (do, re, mi, fa, sol, la, si) possiamo facilmente risalire ai nomi degli altri suoni:
Non esiste comunque solo la chiave di violino. Esistono infatti altri due simboli ( la chiave di Fa e la chiave di Do) che spostati sulle linee del pentagramma generano altre sei chiavi:

1. Chiave di Basso

Questa chiave è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:
SCALA FA.TIF (2160 byte)

2. Chiave di Baritono


Anche questa è una chiave di fa. Come quella di sol in origine era una lettera e più esattamente la F (corrisponde appunto al fa ). Ci consente di individuare la posizione della nota Fa sul pentagramma.
Le note in chiave di fa sono:



3. Chiave di Tenore

La chiave di Tenore è una chiave di do (in origine era una C). Quindi ci insegna dove possiamo trovare il do sul pentagramma:
Le sue note sono:

SCALA Ten.TIF (1932 byte) 




4. Chiave di Contralto

Un'altra chiave di do è la chiave di Contralto e ci mostra che il suo do è sulla terza riga.
Le note in chiave di Contralto sono:
SCALA Contralto.TIF (1926 byte) 
5. Chiave di Mezzosoprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.
 
Le sue note sono:
SCALA Mezzosoprano.TIF (1938 byte)

6. Chiave di Soprano
Questa chiave è una chiave di do. Ci consente di individuare la posizione della nota do sul pentagramma.


Le sue note sono:
SCALA sop.TIF (2024 byte)




Il Pentagramma

Il Pentagramma


Storicamente è nato il bisogno di definire una scrittura musicale facile da leggere e quindi un metodo per trasmettere e tramandare la musica non oralmente ma in un modo più preciso e soprattutto scritto (infatti tramandando la musica oralmente nel tempo si correva il rischio di avere inevitabili mutamenti del canto d'origine).
Col passare dei secoli si è identificato un sistema di cinque righe orizzontali e parallele chiamato Rigo Musicale o anche detto Pentagramma (dal greco penta che significa cinque e gramma linee). Tra queste cinque linee si trovano, naturalmente, quattro spazi ugualmente utilizzabili. Vedi anche (note sulle righe e note negli spazi).
pentagramma.TIF (1736 byte)
Per sapere a quali suoni corrispondono i vari pallini è necessario decifrare il simbolo collocato all'inizio del pentagramma chiamato chiave.

Storia della Notazione

Storia della Notazione.

Per trovare un primo sistema di scrittura musicale ( notazione ) per noi decifrabile, bisogna risalire alla fine del IX secolo. Prima di questa data le notazioni usate erano molto sommarie, e i cantori preferivano ricordare a memoria il loro repertorio, considerando questo un sistema più semplice che scrivere simboli per indicare l'altezza e la durata dei suoni.
Fu la Chiesa romana a considerare necessaria una notazione; con l'aiuto di una scrittura comune a tutti i cristiani, si sperava infatti di riuscire a rendere la liturgia uguale in ogni paese, anche tra le popolazioni che, fino a quel momento, si erano servite dei loro dialetti per il rito.
Dopo numerosi tentativi, verso la fine del X secolo, la notazione gregoriana divenne molto perfezionata e fu accettata in tutto il mondo. Con molta probabilità la notazione gregoriana prese spunto da un antico sistema greco basato sugli accenti: l'accento acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ ) l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa. Questo sistema elementare presupponeva però la conoscenza del brano; per aiutare ulteriormente i cantori, il sistema venne perfezionato e reso più complesso: si cominciarono ad usare piccole figure chiamate neumi, che rappresentavano graficamente l'alzarsi e l'abbassarsi della voce.
Tra la fine del X e l'inizio del XII secolo l'invenzione del rigo musicale consentì di raggiungere una maggiore precisione e una stabile definizione del linguaggio musicale. Una delle figure che contribuirono maggiormente al perfezionamento e alla diffusione della scrittura musicale fu il monaco benedettino Guido D'Arezzo ( 992 ca. - 1050 ) che assegnò alle note i nomi che vengono ancora oggi utilizzati. Precedentemente le note venivano chiamate con una lettera dell’alfabeto. Tutt’ora questo metodo viene usato in paesi di lingua tedesca e inglese. In questo modo A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI F=FA G=SOL "nella musica tedesca LA NOTA SI è sostituita con la lettera H (perchè la B indica il si bemolle)".
Essi non sono altro che le iniziali dell'Inno di San Giovanni ( A distanza di qualche secolo la nota UT è stata trasformata in DO da Doni).


Ut queant laxis 
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve poluti
Labii reatum
Sancte Johannes
Affinché i servi possano 
cantare a corde distese
le meraviglie
delle tue gesta
sciogli il difetto
del labbro debole,
San Giovanni
Guido d’Arezzo  introdusse anche il TETRAGRAMMA"dal Greco TETRA = 4, GRAMMA = LINEE". Su questo TETRAGRAMMA venivano fissate delle note quadrate , e a seconda della loro altezza si poteva capire il loro nome.  Dopo Guido d’Arezzo le note divennero prima ROMBOIDALI e poi ROTONDE; le linee divennero cinque "PENTAGRAMMA". Nel 1260 FRANCONE DI COLONIA introdusse le figure di valore.


nota
Giovanni Battista Doni ( Firenze 1594/1647)

erudito e teorico musicale. Educato nelle più varie discipline (letteratura classica e orientale, matematica, filosofia e diritto). fu dal 1623 al servizio del cardinale Francesco Barberini, a Roma e, dopo il suo ritorno a Firenze (1640) professore di eloquenza nella locale università. Nei principali trattati  di carattere musicale (Compendio del trattato de' generi e de' modi, 1635; De praestantia musicae veteris, 1647 ) propose una continuazione della Camerata Fiorentina, intesa a risuscitare il teatro e la musica dei greci antichi: a questo fine, progettò e fece costruire strumenti ( come una lira che chiamò barberina, dei violini, un violone, una tiorba, una chitarra) in grado di realizzare le intonazioni praticate dagli antichi. Risale a lui probabilmente la sostituzione, nella scala musicale dell'antica denominazione ut con do, prima sillaba del suo nome.

Il suono e i suoi attributi

Il suono e i suoi attributi.

Il suono è l’elemento costitutivo della musica ed è riconoscibile attraverso quattro attributi: altezza, durata, timbro e intensità.
  • L’altezza di un suono è ciò che ci permette di dire se un suono è grave o acuto.
·        La durata è la proprietà del suono di durare nel. Tempo. Durate diverse di suoni successivi danno vita al ritmo.
  • La terza qualità della musica è il timbro. Il timbro è l’impronta che un certo strumento dà al suono.
Il timbro è quindi ciò che ci permette di distinguere, per esempio, il suono di una tromba da quello di un violino.
  • L’intensità di un suono è data dalla forza con cui viene prodotto o percepito. L’alternarsi di suoni deboli e forti genera la dinamica.
L’altezza dei suoni viene rappresentata utilizzando le note musicali.
Le note sono sette e prendono i seguenti nomi: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI.
Le sette note vengono rappresentate sul pentagramma in modo da distinguerne l’altezza.
In realtà, i suoni riproducibili sono ben più di sette. Quindi, per raffigurarli tutti occorre ripetere la sequenza delle sette note più volte a diverse altezze. Questo provoca la ripetizione dei nomi delle sette note. L’ottava nota ha lo stesso nome della prima. Infatti la distanza tra le due note di egual nome ma di altezza diversa si chiama “”.
Due suoni posti a distanza di ottava si assomigliano molto e sono differenti solo perché uno è più acuto (o più grave) dell’altro. La ripetizione di uno stesso motivo su ottave diverse è spesso di buon effetto musicale.